martedì 10 ottobre 2017

All'avventura!

 Cinque anni fa, ogni mattina, coi nostri quindici nanetti ci spingevamo oltre il cancello del giardino della nostra scuolina colorata gridando all'avventura!! Partivamo per esplorare il fuori, tutto ciò che si schiudeva oltre la recinzione. La prima avventura fu percorrere il perimetro del giardino. Da lì abbiamo continuato a spostare il nostro limite un po più in là, ad allargare il confine rendendo ogni giorno più nostro un pezzetto di mondo: il perimetro del giardino, il nostro campo, il campo del vicino...la casa della strega, la tana del drago piccolo, i due ponti...il sentiero degli istrici...da quel giorno all'avventura è diventato più di un grido di incoraggiamento. E' diventato un modo di guardare, di offrirsi alle occasioni, di sfidare la paura ed immaginare nuove realtà.
E' gridando all'avventura che siamo approdate a Casa Azzurra.

Già, perché i quindici nanetti non sono più né quindici né tanto nanetti. Sono quaranta, tra nanetti, bambini e ragazzi. E le due ventenni al loro fianco, oltre ad essere diventate trentenni, sono affiancate da un'équipe variopinta di nove meravigliosi accompagnatori. Un po' troppa gente per la nostra amata casa colorata racchiusa tra i campi.

E' così che nasce Casa Azzurra, per dare spazio a un'idea nata sottovoce e cresciuta nell'amore e nell'impegno di una comunità educante piena di fiducia.

Casa Azzurra continua il percorso di rispetto iniziato a Serendipità: rispetto dei tempi, dei talenti, delle inclinazioni, delle emozioni, del percorso di ogni bambino e bambina. E' un luogo in cui poter esprimere se stessi e costruire la propria identità, sperimentare la vita comunitaria e l'autogestione.

Sentiamo una profonda gratitudine verso gli eventi della vita che ci hanno condotte qui, verso le famiglie che camminano con noi con fiducia, verso i bambini e le bambine che ogni giorno ci accompagnano, verso i nostri compagni e i nostri figli che ci sostengono.


Che l'avventura continui!




lunedì 17 aprile 2017

Nora, la bambina saggia di Kapriole

Resoconto sentimentale della lunga e intensa chiacchierata fatta venerdì 7 aprile con Nora Petzold, studentessa della scuola libertaria Kapriole di Friburgo.

domanda: Qual è la cosa più importante che ti ha dato la scuola Kapriole?
riposta: La cosa più bella che mi ha dato è stata la possibilità di essere bambina. La mia infanzia è stata lunghissima...sono stata bambina fino all'anno scorso direi!

Per essere una che è stata bambina fino a ieri, Nora non ha niente di infantile o immaturo, anzi. Le sue risposte sono sincere, dirette, profonde, umili. Il suo percorso a Kapriole è iniziato a sette anni, dopo una prima elementare poco piacevole in una scuola pubblica tedesca, ed è continuato fino agli esami della decima classe (16 anni). Nora racconta senza timore di come abbia disimparato a leggere e a scrivere, di come per quattro, cinque anni non abbia fatto altro che godere della sua libertà giocando con i suoi amici, correndo nel parco della scuola. Ad un certo punto con molta naturalità ha iniziato a frequentare le proposte di scultura, arte, geografia, non ricorda nemmeno a che età, tanto per dire come il concetto di tempo, lì morbido e ampio, sia diverso dal nostro, frettoloso e scandito da traguardi necessari e irrinunciabili.

domanda: come funziona la scuola libertaria Kapriole?
risposta: a Kapriole bambini dai 6 ai 16 anni scelgono tutti i giorni come gestire il loro tempo, se visitando le aule di materia con un adulto sempre disponibile ad aiutarli nei loro apprendimenti, se andare alle molte proposte di arte, atelier, lingue, movimento, se fare un corso di cucina in francese, se giocare liberamente nel parco, se prepararsi agli esami finali. Tutti si prendono cura della scuola: all'inizio dell'anno ogni bambino sceglie di quale ambiente prendersi cura insieme ad altri bambini, ogni giorno, per tutto l'anno. Chiunque, adulti, ragazzi, bambini, bambini che noi definiremmo diversi o speciali (con DSA, sindrome di down...) può fare un corso per diventare MEDIATORE ed essere chiamato dai bambini stessi ad aiutarli a risolvere i conflitti. In assemblea si discute delle regole, in tribunale delle conseguenze.

domanda: qual è la cosa più importante che hai appreso a Kapriole?
risposta: il rispetto

La cosa veramente importante, a Kapriole, è il rispetto: rispetto per le persone, per i materiali, per l'ambiente, per le scelte di ciascuno. Questo è secondo Nora la più grande caratteristica comune dei ragazzi che hanno frequentato la Kapriole. Ed è anche la più grande differenza che sente di avere con i suoi attuali compagni di classe e docenti. Nora infatti, alla fine del suo percorso a Kapriole, ha superato gli esami, sa leggere, scrivere, fare matematica, parla correntemente tre lingue. E ora frequenta un liceo psico-pedagogico, dove non sopporta la disparità di dignità tra professori e studenti, la mancanza di passione e di rispetto dei suoi coetanei, abituati a rispettare le regole solo sotto la minaccia dell'adulto, e a trasgredirle appena quest'ultimo esce dalla stanza.

domanda: come è stato il passaggio in una scuola pubblica?
risposta: i primi tre mesi sono stati molto duri. Ma poi...mi sono abituata...

Sì, c'è stato un bel colpo allo stomaco al passaggio nella pubblica: tante informazioni martellate nella testa in poche ore, tanti compiti, poco rispetto, tanta disuguaglianza, poco interesse reale per ciò che si sta facendo. Ma il forte contatto con se stessa e la forza di volontà l'hanno provvista di una resilienza sufficiente ad affrontare questa nuova sfida.

domanda: ma i tuoi genitori cosa dicevano nel periodo in cui non facevi niente a scuola? non ti minacciavano di farti cambiare scuola?
risposta: a volte si, ma...questa non è una cosa che va bene. I genitori non devono dire questa cosa ai loro figli perché è come dire...è come dire che non hanno fiducia in loro.

Questo, per Nora, è un punto fondamentale. La fiducia. Dare fiducia ai bambini. Far sentire chiaramente che li si accetta per come sono, che ci crede in loro.

Amore, fiducia, rispetto.

Queste parole ci ha lasciato in dono una bambina diventata ragazza appena un anno fa, quelle stesse parole che sono scritte nei libri che affollano i nostri comodini di adulti in ricerca, Korczak, Montessori, Neill...leggiamole, pensiamole, ascoltiamole, facciamole germogliare dentro di noi, facciamole diventare carne, occhi, mani, scintille di vita che si realizza, liberiamole dalla retorica e proviamo ad esserle, ogni giorno.

Vi aspettiamo VENERDì 21 APRILE alle ore 18:00 per una chiacchierata con VERENA PFEIFER, per gettare uno sguardo su un'altra realtà educativa, la scuola MONTESSORI.COOP!

giovedì 12 gennaio 2017

La Storia siamo noi

Quante cose da raccontare! Mesi intensi, giorni affollati di emozioni, impegno, scoperte. E ora una febbre inaspettata mi tiene a letto e mi dona un prezioso tempo per sfogliare i giorni e provare a raccontare. Da dove partire? Non ho dubbi: dalla Storia che ha bussato alla nostra porta.

A settembre 2015 la Storia si è presentata da noi, ha bussato con mano gentile e sguardo discreto, chiedendoci di entrare. Abbiamo aperto la porta come si fa con un ospite inaspettato, che porta con sé quel po' di imprevedibilità e profumo d'altrove. La Storia ha il corpo scolpito da migliaia di cassette di pomodori caricate e scaricate, da case costruite a colpi di cazzuola. Occhi da lince, sguardo che apprende, mani che parlano agli animali. Salif è il nostro pezzetto di Storia, entrato nelle nostre vite sottovoce più di un anno fa. Si è presentato col suo sorriso e col suo silenzio, gravido di voglia di esistere e di fare, ha osservato ed in poco tempo è diventato un maestro. Un fratello maggiore, così lo sentono i bambini.
Dopo mesi di giochi, avventure, passeggiate i bambini hanno chiesto a Salif di raccontare la sua storia. Ed così che hanno incontrato la Storia. Niente uomini primitivi, niente egizi, niente romani...la storia che stiamo studiando a scuola è quella che racconta del nostro mondo, delle migrazioni, di paesi lontani che offrono povertà e guerra a chi li abita, una prospettiva così poco entusiasmante da spingere queste persone a rischiare la vita in viaggi estenuanti e pericolosi. E così Salif si è seduto sul tappeto e i bambini hanno fatto cerchio intorno a lui e hanno ascoltato il viaggio nei gironi infernali della tratta dei nuovi schiavi. Non ha risparmiato dettagli, nascosto verità atroci, Salif. I bambini volevano quella verità. Con gli occhi spalancati hanno viaggiato con lui, sono partiti dal Mali su una motocicletta, hanno attraversato l'Algeria rischiando di cadere da un camion sovraffollato, hanno lavato piatti per un anno in Libia con la paura di essere ammazzati per strada solo perché stranieri. Sono stati chiusi in prigione e picchiati senza motivo. E poi la barca, così piccola, così piena, il mare freddo e buio, lo squalo, la fame e la sete. Gli amici lasciati o persi. Le lingue incomprensibili degli altri. E poi, finalmente, la marina militare, la salvezza, la speranza. Le loro piccole voci indignate e incredule davanti a tanta incomprensibile sofferenza, i loro abbracci forti e caldi al loro fratello maggiore e maestro. E lì, in quell'instante, la decisione di accompagnare Salif all'udienza del tribunale, per sostenerlo. Hanno deciso che la meta della loro prima gita dell'anno doveva essere quella. Così armati di merenda, fumetti e macchina fotografica hanno comprato il biglietto dell'autobus e hanno scoperto cos'è un tribunale.
Hanno aperto i loro zainetti al controllo della polizia all'ingresso, dicendo candidi che stavano accompagnando il loro maestro all'udienza. Hanno atteso pazienti sotto gli sguardi curiosi, divertiti o spazientiti del nugolo di adulti che si affaccendavano per il palazzo in cerca di soluzioni ai loro problemi. Hanno portato disegni e lettere scritte da loro e dalle famiglie, per raccontare la bellezza del percorso fatto insieme a Salif. Hanno mantenuto la compostezza anche quando la signora Giudice ci ha cacciato minacciando di chiamare i carabinieri (quanta paura possono fare otto nanetti?!), anche quando hanno capito che per Salif la strada della legalità si complicava, anche quando hanno visto nel suo volto lo sconforto e la paura. Gli hanno tirato su il morale, abbiamo festeggiato ugualmente con succo di frutta e patatine. E dopo questa avventura, dopo il racconto della sua storia, hanno cambiato modo di guardarlo. Ora Salif, per loro, non è più solo un maestro gentile, un fratello premuroso. E' anche un eroe. Un eroe della Storia. Come Enea che ha preso suo padre in spalla ed è partito per scappare da un paese martoriato dalla guerra in cerca di miglior vita, affrontando un viaggio pericoloso e arrivando sulle coste laziali, gettando le basi per una nuova Storia. Salif non ha fondato nessuna capitale, ma ha ricordato ai nostri cuori che non siamo soli nel nostro orticello, che siamo parte di una Storia più grande di noi, che non è lontana da noi ma che ci include, e a cui noi diamo il nostro contributo con le nostre scelte, col nostro atteggiamento verso gli altri, con quello che decidiamo per la nostra vita. Siamo tutti collegati, sette miliardi di persone che fanno la Storia.

 














I bambini si sentono parte della sua storia ora, si sentono la sua famiglia. E come una famiglia hanno organizzato per il suo compleanno una festa meravigliosa, preparata per settimane, con torte, decorazioni, regali, musica... come una famiglia si preoccupano del suo futuro chiedendo ogni giorno se il Giudice ha dato o no il permesso per restare. Sono entrati nella Storia, tenuti per mano dal loro maestro. Salif albero forte, Salif maestro paziente, Salif fratello maggiore.




mercoledì 23 novembre 2016

Dentro Serendipità. WORKSHOP

Siete curiosi di conoscere da vicino Serendipità?
Volete saperne di più sull'approccio educativo libertario-democratico? 
Siete interessati a capire come gestire praticamente la libertà dei bambini all'interno di una realtà scolastica?
Allora questo workshop fa per voi.
Vi aspettiamo il 10 e 11 dicembre a Serendipità.

Questi saranno i temi trattati:
- educazione libertaria in macro( cenni storici, principali caratteristiche, esperienze esistenti) e in micro ( approccio libertario giorno per giorno, racconto della nostra quotidianità);
- gestione rapporto con i genitori;
- gestione della libertà;
- educazione emotiva;
- intelligenze multiple e multipli linguaggi;
- contatto con la natura.
Alla parte teorica sarà affiancata una parte pratica.
Il workshop è rivolto a insegnanti, educatori e genitori.

Per ricevere maggiori informazioni riguardo vitto, alloggio, costi e orari, potete mandare una mail a lilliput2009@hotmail.it

lunedì 3 ottobre 2016

SEMINARI SULLA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA

Siamo lieti di informarvi che il 22 e il 23 Ottobre ci saranno ben DUE SEMINARI SULLA COMUNICAZIONE NON VIOLENTA, uno specifico per educatori, uno per genitori.
Entrambi sono tenuti da Petra Quast, formatrice certificata di Comunicazione Nonviolenta del Center for Nonviolent Communication, Operatore Olistico  e Counselor S.I.A.F, e membro del Centro Esserci di Reggio Emilia. 
Ecco il programma:


SABATO 22 OTTOBRE (PER EDUCATORI ED INSEGNANTI)
dalle 10:00 alle 18:00 (pranzo incluso)

• Dati di base della CNV (differenza tra osservazione e valutazione, differenza
tra sentimenti ed altre forme di valutazione, assunzione di responsabilità per i propri
sentimenti, identificazione dei bisogni insoddisfatti che sono all’origine dei nostri
pensieri, espressione delle richieste in un linguaggio di azione positivo, differenza tra
richiesta e pretesa, differenza tra una risposta empatica ed altre forme di risposta);
• Dire no/ricevere il no;
• Sviluppare competenze per realizzare organizzazioni scolastiche ed educative che
arricchiscono la vita;
• Apprendere a gestire il potere con gli altri/non sugli altri;
• Facilitare la relazione tra studenti, studenti e insegnanti, insegnanti e genitori;
• Migliorare il clima e la qualità della vita all’interno del sistema scolastico;
• Imparare a comunicare in modo empatico e tollerante;


DOMENICA 23 OTTOBRE (PER GENITORI)
dalle 9:00 alle 17:00 (pranzo incluso)

• Dati di base della CNV (differenza tra osservazione e valutazione, differenza
tra sentimenti ed altre forme di valutazione, assunzione di responsabilità per i propri
sentimenti, identificazione dei bisogni insoddisfatti che sono all’origine dei nostri
pensieri, espressione delle richieste in un linguaggio di azione positivo, differenza tra
richiesta e pretesa, differenza tra una risposta empatica ed altre forme di risposta);
• Condividere il potere in famiglia e sostenere dialoghi aperti che promuovono la comprensione reciproca.
• Ottenere ascolto, rispetto ed empatia ed offrirlo agli altri;
• Scoprire le sorprendenti funzioni della nostra rabbia e viverla profondamente;
• Dire 'no' con la forza, la chiarezza e l’efficacia che provengono dal contatto con
noi stessi;
• Motivare gli altri senza la minaccia di una punizione o la promessa di un premio
• Andare oltre i conflitti trasformando le vostre risposte abituali
• Apprendere a gestire il potere con gli altri/non sugli altri
• Creare fiducia reciproca e migliorare la collaborazione anche nelle circostanze più difficili.

PER INFO, COSTI E PRENOTAZIONI:
3486416516 (veronica)
lilliput2009@hotmail.it

VI ASPETTIAMO!